Salvini a Frosinone alle 15 del 20 luglio, gradi centigradi 34/35.

Ci si potrebbe soffermare sulle uscite del leader della Lega provocato dai giornalisti sui vaccini, sulla green card, sulla monnezza di Roma, sugli immancabili immigrati che gli continuano a fruttare tanti consensi e tutto il repertorio che siamo abituati a sentire nei tg un giorno sì e l’altro pure. Quel che di saliente si è visto a Frosinone invece è stato il lancio vero e proprio di Nicola Ottaviani come “quadro” di partito di alto livello. Voglio dire che il peso dello Zar nel partito è evidentemente cresciuto ben oltre quello di coordinatore provinciale e, azzardo, anche oltre quello di coordinatore regionale del Lazio della campagna referendaria sulla giustizia, riconoscimento che comunque, stando alla dimensione della rassegna stampa della scorsa settimana sui gazebo del Carroccio, ha già fruttato al sindaco di Frosinone una riconoscibilità da dirigente di rango ben oltre i confini del Lazio.

L’afflato sul palchetto 

E’ nell’afflato della coppia sul palchetto (di pessima qualità, il palchetto) allestito nel piazzale davanti alla nuova sede del partito, in viale Roma, che si misurano certe cose. Non solo, è nelle posizioni del leader del Carroccio che si legge l’avvicinamento delle posizioni, l’ascesa della compatibilità. Aggiungo, perché si notava molto: la posizione defilata dei parlamentari, e dei pezzi grossi del partito nel Lazio, alcuni addirittura invisibili, e le lodi più volte ripetute di Salvini per Ottaviani quale uno dei sindaci migliori d’Italia. Ben oltre la Raggi (sic).  Insomma è evidente che l’arrivo del leader nazionale della Lega a Frosinone ieri più che per la campagna referendaria ha avuto l’effetto di fermare alcuni punticini che riguardano lo Zar.

La “veggenza” dello Zar

Una dinamica che non è casuale. Alla “veggenza” dello Zar vanno attribuite alcune stellette. Ricordo perfettamente il suo intervento a Fiuggi nel (credo nel 2018) alle giornate europee di Tajani che per forza di cose erano anche stati generali di Forza Italia. Tutti si interrogavano sul dopo Berlusconi. Ottaviani si presentò con una posizione in controtendenza. Cercò di far accettare ai maggiorenti l’idea di iniziare un percorso che avrebbe permesso a un nuovo, ricostituito centrodestra, l’individuazione della leaderschip della coalizione proprio in Salvini. Va detto che all’epoca la faccenda poteva essere un po’ troppo avanti nonostante l’ascesa del Carroccio ma la storia ha dato nettamente ragione allo Zar: ora è Berlusconi che spera nella fusione di Forza Italia con la Lega, ben sapendo che, nel caso, si tratterebbe tout court di un assorbimento. Insomma ne è passata di acqua sotto i ponti da quando quell’Ottaviani, lasciata Forza Italia ai suoi destini, si presentò all’ingresso in Lega circondato da un’evidente diffidenza.  In quella saletta a Montecitorio intervenne un grosso calibro del nord a freddare l’esuberanza del sindaco di Frosinone che si era presentato addirittura con il simbolo di una sua associazione.

Ora è il leader Matteo a lanciarlo verso… chissà. Soprattutto nella Lega del Lazio se lo chiedono in molti.